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Tra l’antico e l’hi-tech, la vendemmia 2014 ha definitivamente conquistato il web, dove wineries ed aziende agricole stanno aprendo nuove strade al business dell’enologia e dell’enoturismo.
Siti internet, pagine social ed e-commerce di prodotti enogastronomici sono una delle più importanti finestre nazionali sul mondo e le cantine italiane stanno recuperando terreno giorno dopo giorno.
Trovare spazio nel web è oggi fondamentale, anche perché, come spiega anche Xavier Court, socio co-fondatore di vente-privee.com, in un’intervista rilasciata a WineNews, si prevede che “l’e-commerce di vino avrà un vero e proprio boom. Per noi nel 2012 ha fruttato 30 milioni di euro di fatturato, in Cina è già il 27% del commercio enoico, in Europa il 10%, ma crescerà. Anche in Italia“.
I filari sono social, lo dice anche Vinitaly International
Da Trieste in giù, come recitava una vecchia canzone, è sui social che possiamo vedere come procede la vendemmia 2014, tra foto, video e contenuti interessanti:
Facebook, GooglePlus, Pinterest (tra gli altri social) sono oramai diventati un mezzo imprescindibile per far conoscere al mondo cosa sta succedendo, anche tra i filari. Lo hanno capito anche importanti istituzioni nell’ambito enologico – come Vinitaly International – che hanno aperto veri e propri social media contest sulla vendemmia 2014 (foto in alto).
Come tutti i business, anche le cantine e le aziende agricole sono così approdate con successo al web sfruttando le potenzialità dell’inbound marketing per far conoscere le proprie etichette e dare una marcia in più alle attività di comunicazione più consuete.
Una delle tecniche più importanti per attrarre potenziali clienti è infatti quella di sapere come sfruttare al meglio le potenzialità delle pagine social e così molte realtà vitivinicole italiane, sulla scorta di un ampio successo del prodotto vino e dell’intero comparto food&wine, lo hanno capito e stanno agendo di conseguenza.
Basta un hashtag per fare un giro tra le vigne italiane
Ci siamo affidati così ai social per sapere cosa sta succedendo in questi giorni nelle campagne italiane: volevamo avere un’idea di cosa stesse accadendo tra i filari, a che punto fosse la vendemmia e quali vitigni stessero offrendo i primi frutti maturi ed è bastato un hashtag su Facebook e GooglePlus per scoprirlo: #vendemmia. Siamo entrati in contatto con decine di realtà ed aziende vitivinicole del territorio nazionale che hanno iniziato in questi ultimi anni (o mesi) ad vendemmiare sì ma soprattutto ad usare i social a scopo di business.
In uno scenario che vede una flessione delle vendite di vino sugli scaffali dei super mercati e nella GDO in generale, è fondamentale per le piccole aziende far conoscere le proprie etichette, anche perché le stime vogliono che in un trend contrario si trovino i vini biologici e locali che recuperano, invece, terreno.
Quello che abbiamo trovato sono tantissime foto, racconti di esperienze di scambio emozionanti, piccole realtà soprattutto, che con pochi mezzi (uno smartphone e una connessione) stanno offrendo al mondo intero un pezzo importante dell’economia italiana.
Così abbiamo incontrato aziende vinicole biologiche e biodinamiche che seguono un processo di trasformazione delle uve naturale, schiacciando gli acini con i piedi, proprio come si faceva all’inizio del secolo scorso prima della meccanizzazione dei processi di pigiatura (nella foto in alto l’azienda agricola La Torricella).
Altre cantine danno luogo a vere e proprie esperienze eno-didattiche per i piccoli (nella foto uno scatto dell’iniziativa del Movimento Turismo del Vino in Lombardia) con progetti messi in campo con le colonie estive o con le scuole stesse con lo scopo di riallacciare quel rapporto con la terra e la campagna che per qualche decennio – diciamoci la verità – è stato un po’ snobbato dalla maggior parte della popolazione.
I Wwoofers: per gioco o sul serio i giovani tornano alla terra
Wwoof! Sembra un grido di battaglia da lupi (e un po’ lo è) ma per i moderni contadini è l’acronimo di World Wide Opportunities on Organic Farms. Il progetto, lanciato a marzo del 2013 sul web e qui cresciuto, “è un movimento mondiale che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali – si legge sul sito italiano – promuovendo esperienze educative e culturali basate su uno scambio di fiducia senza scopo di lucro, per contribuire a costruire una comunità globale sostenibile“.
E’ il caso di Valentina Di Camillo, giovane e battagliera export manager e proprietaria dell’etichetta abruzzese I Fauri (a destra, nella foto in basso) che nella vendemmia 2014 ha ospitato la “Wwoofer” Bàrbara Crespi Ramos, spagnola (nella foto, a sinistra) che ha girato l’Italia per un mese intero, prima in Emilia Romagna ospite di una fattoria dove ha imparato a fare marmellate biologiche e poi in Abruzzo nell’azienda dei fratelli Velentina e Luigi Di Camillo, giovani come lei, per fare la vendemmia.
Il web è il canale più usato dai “turisti del gusto”
Abbiamo imparato molto in questi anni dai competitor europei, moltissimo possiamo ancora migliorare soprattutto sotto l’aspetto dei servizi offerti, ma una cosa è certa: nel resto del mondo l’enogastronomia italiana ha un appeal senza pari.
La dimostrazione è (anche) nei 24 miliardi di euro che, solo nel 2013, i turisti del vino e del buon cibo hanno speso sul nostro territorio e che rappresentano, da soli, il 33% dell’intero introito del comparto turistico (fonte Coldiretti 2013).
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Turismo del Vino e Censis l’enogastronomia rappresenta la motivazione per visitare l’Italia nel 17% dei viaggi e, neanche a dirlo, il web è il canale più usato dai turisti del gusto per la prenotazione dei propri itinerari, ma non solo: vanno forte anche gli e-commerce di prodotti tipici locali, e soprattutto la vendita online di prodotti enologici.
Quale mezzo migliore, allora del web marketing, per farsi conoscere dal resto del mondo ed attrarre dunque sempre più turisti e wine lovers?
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