Da qualche Parte nel Mondo Qualcuno ti sta Cercando (Online)
Nella mia vita professionale mi è capitato decine e decine di volte di sentir dire frasi di questo genere: "A cosa mi serve un sito? È un modo come un…
Il digitale per noi è un mezzo: il successo del tuo business è il fine. Il team Argoserv, compatto e coeso dal 2003, studia e applica le migliori strategie di marketing e le tecnologie per portare al successo le aziende e i partner che scelgono di lavorare con noi.
Come fare SEO? Quando fare SEO? Su quali motori investire per fare attività di search engine optimization? Cosa sono le SERP e le keyword? Cos’è il search intent e come fare ad essere pertinenti e rilevanti? Quali i benefici di una buona attività di posizionamento? Quali sono i migliori strumenti SEO? Cos’è la SEM?
Le domande a cui tenterò di dare una risposta semplice e completa, sembrano ovvie per gli addetti ai lavori, ma ti assicuro che non lo sono affatto per te che vuoi fare business sul web, cioè per te che realmente sei interessato a saperlo.
Mi dilungherò un po’ ma proseguire nella lettura si rivelerà un ottimo e profittevole investimento per il tuo futuro o per quello della tua azienda.
Può sembrarti strano ma, ancora oggi, anche se trascurato rispetto rispetto ad altri canali, il posizionamento organico sulle pagine dei risultati di Google e gli altri motori di ricerca, si rivela quello dal maggior ritorno e quello in grado di creare le migliori opportunità per te e la tua azienda o la tua professione (e se mi segui te lo dimostrerò).
SEO è l’acronimo di Search Engine Optimization cioè l’insieme delle tecniche volte a migliorare e promuovere il tuo sito Web per:
Ti ricordo che l’asset principale della tua attività è il flusso di clienti/visitatori che abitualmente frequentano il tuo shop o il tuo ufficio (ecco perché magari paghi migliaia di euro al mese per stare in un centro commerciale o in una via di primaria importanza) e che il posizionamento è in grado di garantirti questo flusso continuo e benefico.
Il SEO è il professionista (o meglio il team di professionisti) che si occupa dell’attività di ottimizzazione e posizionamento sui motori di ricerca.
Possiamo distinguere almeno due figure professionali necessarie per farti arrivare primo su Google:
Il SEO specialist è il medico della tua attività digital, ovvero colui che controlla la salute online del sito verificandone performance, struttura tecnica, requisiti SEO on page ed on site, attività di link building ecc.
il SEO strategist è il tuo miglior business partner, colui in grado di studiare la migliore strategia di posizionamento utile per il tuo business ovvero di convertire le visite in contratti e moneta sonante.
Poiché tutti ambiscono ad essere primi su Google e sugli altri motori di ricerca, per avere un ranking che ti consenta di acquisire visite organiche e quindi opportunità e contatti utili o lead devi avere:
Questi sono gli aspetti principali su cui devi focalizzare i tuoi sforzi e che hanno la prevalenza fra gli ormai mitologici (ed inesistenti) 200 e più “fattori di ranking”.
La perfezione tecnica del sito e la conoscenza dei “segreti” della SEO on page ed on site, un tempo condizioni necessarie e sufficienti per aspirare a raggiungere un posizionamento importante su Google e sugli altri search engine, nel 2019 sono ancora dei fondamentali imprescindibili: ragion per cui per cui la cosiddetta SEO tecnica è tuttora un pilastro indispensabile (ed anzi nei siti e negli e-commerce con milioni di pagine è spesso la chiave) per garantirti un ottimo ranking.
Le regole “tecniche”(i pillar della search engine optimization) costituiscono ancora la grammatica della visibilità sui motori (e sono quindi una condicio sine qua non).
Prima di parlare degli elementi specifici è necessario, però, soffermarsi sull’importanza sempre crescente di aspetti apparentemente ininfluenti a occhi non esperti (e spesso i tuoi occhi caro imprenditore e professionista ahimè lo sono).
Oggi avere:
è indispensabile se vuoi vincere sui motori e fare business online.
Metterti nella testa dei tuoi potenziali clienti, assecondarne le abitudini e rispondere meglio degli altri alle loro esigenze costituisce il primo passo per garantirti il successo sulle pagine dei risultati dei motori di ricerca: per questo ascoltare un agenzia SEO già in fase di ideazione della piattaforma digital è una scelta lungimirante e sempre più necessaria.
Assicurati che:
Tutta questa serie di attività fanno parte di quella parte di quella che tecnicamente viene definita SEO copywriting ovvero scrittura SEO.
La SEO copywriting è l’arte di scrivere per il web e di creare testi che siano Google friendly, che rispettino cioè, oltre che le regole della buona scrittura sul web, anche quelle della Search Engine Optimization.
Dietro ogni domanda inserita sui motori di ricerca, c’è un intento di ricerca (search intent) esplicito o nascosto, cioè l’esigenza reale di un utente.
Comprendere e rispondere all’esigenza nel modo più appropriato ed esauriente rispetto alla concorrenza costituisce il “segreto dei segreti” per vincere su Google.
Fare questo in concreto significa:
fornire il contenuto idoneo e pertinente con il search intent (foto, video, PDF, infografica, post testuale) più rilevante (rilevanza, a seconda dei casi può significare: maggior numero di offerte, migliori prezzi, migliori foto, migliori video, post in depth scritto seguendo le regole della SEO copywriting):
devi cioè dare dare la risposta più esaustiva all’utente se vuoi vincere su Google (confrontandoti con quello che fanno i tuoi competitor online).
Per capire quale sia la via maestra in grado di garantirti la pertinenza e rilevanza rispetto al search intent di ogni ricerca, devi:
o
Finora ci siamo concentrati sulla technical SEO: ovvero ciò che possiamo fare direttamente sulle nostre piattaforme digitali.
Esiste tuttavia una parte del lavoro che possiamo fare “fuori dal sito” (off page) che consiste nel costruire, più o meno artificialmente, quella “notorietà” tanto cara (almeno un tempo) a Google e agli altri motori.
La notorietà o popolarità si raggiunge grazie ai link che puntano verso il nostro sito (c.d backlink).
La teoria ufficiale di chi non lavora davvero sui motori di ricerca asserisce che più contenuti di “qualità” ospitiamo sul nostro website tanto maggiore sarà la possibilità di ricevere link naturali da chi “apprezza” il frutto del nostro lavoro.
La realtà è che in pochi (almeno in Italia) linkano a fonti autorevoli gratuitamente: l’attività di link building è divenuta (o forse lo è sempre stata) un mercato (sempre più mal digerito da Google).
Lo schema è il seguente: io ti pago affinché metta un link (possibilmente follow) al mio sito o che trovi dei canali che lo facciano per te.
La link popularity era un fattore di ranking importantissimo nella SEO 1.0 poiché ogni link veniva considerato un voto (o bollino di qualità) in grado di aumentare il posizionamento del sito e la sua visibilità.
Tutto era imperniato al concetto di page rank e di link juice: una specie di flusso di valore che viene passato da un sito all’altro attraverso i link.
Lo schema era un po’ più complicato ma per riassumerlo si può semplificare così il concetto:
più link si ricevevano maggiori erano le probabilità di conquistare la pole position.
Oggi Google considera ancora importanti i link ma tende a penalizzare schemi di link e siti che acquistano o vendono link (anche se il supermarket della link building è, ahimé, un’attività ancora fiorente).
Fare un elenco è spesso riduttivo: ogni staff SEO predilige e conosce i propri.
Sicuramente conoscere e saper usare gli strumenti che Google mette a disposizione costituisce un buon punto di partenza, quindi inizierei da:
Nel tempo poi sono stati realizzati numerosi strumenti ed applicazioni per le attività di ottimizzazione che ci consentono di accelerare ed automatizzare operazioni (che in passato richiedevano un gran dispendio di tempo ed energie) per:
Per convenzione chi lavora sui search engine per comodità divide le query (ovvero le domande che immetti nel box di Google) in 3 categorie:
1) query navigazionali, che vengono utilizzate per “navigare” verso pagine di destinazione (chi digita ad esempio “Facebook” sul box di Google per arrivare alla pagina del gigante dei social, o chi magari sta cercando un’azienda ma non ne conosce l’indirizzo web);
2) query informative, con le quali cerchiamo di ottenere informazioni o nozioni utili (che tempo fa a Roma, quando è morto x, chi ha sposato Y);
3) query transazionali, la cui finalità è quella di compiere una determinata transazione (hotel 3 stelle Milano vicino al Duomo, prezzo frullatore xyz) che, come capirai, sono le ricerche più ambite dalle aziende che vendono online, o guadagnano tramite le fee d’intermediazione. L’analisi del search intent celato o manifesto dietro le interrogazioni è lo strumento di SEO white hat più prezioso per individuare la strategia di essere first on Google in modo profittevole.
Le SERP (Search Engine Results Page) sono le pagine dei risultati ovvero le pagine di risposta che Google, Bing, Yahoo! ecc ti mostrano quando le interroghi (cioè quando fai una query, una domanda appunto), quelle che un tempo venivano chiamate le pagine dei dieci link blu.
Le keyword sono le parole chiave con le quali si effettua una ricerca: i termini che immetto nel riquadro di ricerca per ottenere le risposte che mi interessano.
Semplice: Internet è lo strumento più utilizzato per cercare informazioni, dati, prodotti, itinerari, numeri di telefono.
Indagini recenti di società specializzate calcolano in oltre 2 miliardi gli internauti di tutto il mondo (il trend è in crescita) che quotidianamente si informano su Google e company.
Se ti trovi sulle SERP in posizione privilegiata rispetto alla tua concorrenza hai sicuramente un vantaggio, ma essere primi sui motori non è sufficiente, infatti per attrarre il visitatore devi far sì che il tuo annuncio sia più accattivante, presenti informazioni più dettagliate, sia più utile al tuo business.
Scusa se mi ripeto ma l’importanza in termini economici del concetto lo richiede: la maggior parte del traffico web proviene dai principali motori di ricerca, anche se la mole di traffico proveniente dai social network (Facebook, Youtube, Pinterest, Twitter, Linkedin) è in continua espansione. In America “to Google” (googlare) ormai equivale a ricercare e fa parte del gergo colloquiale.
Google è diventato uno strumento indispensabile per farsi conoscere o far conoscere la propria azienda sia online sia offline. Se un sito non è ben posizionato, sarà praticamente invisibile a coloro che cercano, ovvero sarà inefficace: al contrario, essere sulla prima pagina dei risultati di Big G & Co equivale ad avere puntati i riflettori su un palcoscenico mondiale.
Il valore di un buona visibilità è inestimabile soprattutto per le aziende che non sono marchi affermati (es Ferrari, Coca Cola , Chanel) quelli che in termini tecnici hanno una scarsa brand reputation ovvero sono sconosciuti.
L’utilità di Google per il tuo business ovvero l’equazione della SEO
SEO = Visibilità
Ricordi quando tutti volevano avere un sito perché sembrava la chiave per poter vincere nella corsa all’oro su Internet? Bene, molti si sono dotati di un sito per poi accorgersi che l’investimento fatto non generava ritorni e attraeva visite solo dai clienti abituali: con un sito invisibile su Google, c’erano poche opportunità di ampliare la clientela (l’asset più importante di ogni attività).
Agli albori di Internet, tutti volevano avere la propria vetrina, salvo poi scoprire che averne una introvabile equivale a sprecare risorse: significa allestire qualcosa che nessuno potrà vedere. Se hai un sito posizionato in SERP ed in grado di attrarre visite, hai allestito il tuo negozio in Via Condotti, sulla Fifth Avenue e ti sei lasciato alle spalle la vetrina sperduta in un paesino di periferia, altrimenti rimani con un pugno di mosche.
Visibilità = Contatti
La Visibilità sui motori di ricerca garantisce visite continue (cioè potenziali clienti o persone interessate a quello che possiamo offrire loro). È possibile ottenere riconoscibilità anche con altri metodi: acquistando passaggi alla radio, in TV, pagine sulle riviste, banner online ma con quali costi e con quale efficacia?
Soprattutto, ci ricorda Seth Godin “l’età del Marketing (e della pubblicità) che interrompe e disturba è finita”. Le altre forme di advertising sono invasive e mal tollerate, la SEO è l’esempio ideale del marketing permissivo: sono gli utenti a chiedere quello che hai da offrire. Grazie alle SERP ti fai conoscere facendo nello stesso tempo un favore al tuo potenziale cliente (e non mi pare cosa da poco!)
Un buon posizionamento ha efficacia duratura ed una volta acquisito richiede molto meno impegno e sforzo per essere mantenuto. Il traffico generato dalle richieste è costituito da contatti “caldi”, non gente presa a caso, utenti alla ricerca di ciò che il sito offre: sono tutti potenziali clienti profilati, quanto di meglio qualsiasi attività possa chiedere.
Contatti (continui) = Opportunità (continue)
Riassumendo: gli investimenti per il posizionamento SEO sono il modo più intelligente di acquisire visibilità, duratura e a prezzi ragionevoli. Essere ben posizionati sui motori di ricerca significa garantirsi contatti ripetuti e quindi opportunità continue (ricorda, c’è sempre qualcuno alla ricerca di quello che puoi offrire, a qualsiasi ora del giorno). Un buon posizionamento per le keyword di ricerca appropriate garantisce visibilità 365 giorni l’anno 24 ore al giorno. Se un sito non compare nella prima pagina di Google per i termini d’interesse sarà una vetrina sulla via del paese di periferia.
Opportunità = Ritorni (vendite)?
L’ultimo anello dell’equazione è il meno consequenziale. Ricordiamolo sempre, una buona attività di SEO può garantire visite e contatti: la possibilità di trasformare le visite in contratti (o fan o follower) dipende dalla bravura del venditore, dal valore intrinseco del prodotto/servizio, dalla qualità del post, dalla professionalità e da altri fattori indipendenti dalla visibilità.
Quindi se:
SEO = Visibilità = Contatti = Opportunità = Vendite (o quello che ti interessa)
allora
SEO = Vendite (o quello che ti interessa) al miglior rapporto qualità/prezzo. La SEO è fondamentale per ogni attività ma è ideale soprattutto per le piccole aziende, per i blogger e per le startup che non hanno grossi budget ma mirano ad ottenere risultati importanti e duraturi. Gli investimenti richiesti per sviluppare e implementare una buona strategia SEO sono fra quelli che generano il maggior ROI nel tempo.
Dopo aver compreso l’enorme importanza della SEO, mi preme sottolinearne un aspetto ulteriore, un valore aggiunto, spesso trascurato: essere posizionati e attraenti su Google per le parole chiave del tuo business, facilita anche la costruzione e il rafforzamento del tuo marchio, ti aiuta a fare quello che in termini tecnici si definisce attività di branding.
Se è vero che “Google, Bing e Yahoo! sono le nuove pagine gialle“, è altrettanto vero che i meccanismi di assegnazione delle graduatorie degli algoritmi dei motori di ricerca sono totalmente nuovi: le posizioni sulle SERP, essendo attribuite secondo criteri “meritocratici”, diventano spesso un giudizio di ”valore” nei confronti di chi le occupa.
Per comparire sugli elenchi cartacei infatti bastava pagare: più si spendeva più si era visibili. Con la SEO tale logica viene ribaltata. Nei risultati di ricerca esiste un ranking, cioè una classifica, una gerarchia da cui derivano due conseguenze:
1) essere un gradino sopra o un gradino sotto nella SERP (pagine dei risultati di ricerca) ha un impatto fondamentale in termini di visite e contatti, anche se un bravo SEO, con descrizioni accattivanti, titoli giusti, e con un lavoro ben fatto può attrarre click anche da posizioni meno importanti;
2) essere in posizione migliore rispetto alla concorrenza oltre ad attrarre più contatti (con le dovute eccezioni) tende ad ingenerare nel visitatore un giudizio di valore inconscio sulla bontà del servizio/prodotto. (Se dovessi scommettere sulla vittoria di una macchina in un gran premio, puntereste su chi parte in pole o su chi parte in terza fila?)
Rifletti bene: se la tua vetrina è in via Condotti (ha un’ottima visibilità) ha i prodotti migliori, quelli più convenienti, i post più interessanti, è facile che attragga e trattenga i visitatori, li fidelizzi.
Perché cercare altrove se il cliente ha trovato ciò di cui ha bisogno?
Inoltre tenuto conto dell’effetto passaparola, della tendenza a condividere le esperienze sui social Network, a recensire e ad assegnare voti (c.d.rating) è probabile che un visitatore soddisfatto si trasformi in un’ottima cassa di risonanza.
Un ottimo posizionamento quindi, oltre a generare visite, potenziali clienti e contratti può essere uno degli elementi di fondamentale importanza per costruire o rafforzare il tuo marchio.
Se hai compreso bene il ragionamento hai capito che fare attività SEO è sempre un’ottima scelta sia per un brand noto che per un’azienda o un professionista che voglia emergere.
Se il mercato che intendi conquistare si trova in Italia e/o nell’Europa occidentale la risposta è semplice:
Google ha una posizione di assoluta preminenza in Italia e in Europa con oltre il 90% del mercato.
Il motore di Mountain View è ottimamemente posizionato anche in America col 60% di market share e nel resto del mondo con il 77% (se consideriamo l’intero mercato mondiale della search).
Considerati i volumi generati da questi dati aggregati , volendo utilizzare un approccio data driven, capirai perché che il verbo “to Google” in inglese sia equiparato al termine di ricerca online.
Nei mercati occidentali Bing e Yahoo hanno una buona fetta (specie nel mercato USA): l’attività di posizionamento su Google, se ben fatta, porterà ottimi frutti anche su questi motori.
Spesso non viene considerato tale ma anche Youtube, di proprietà di Google stessa , con oltre 3 miliardi di ricerche mese, rappresenta il secondo motore di ricerca al mondo: quindi in un’attività di posizionamento che si rispetti e che intenda sfruttare il canale search, non dovrebbe trascurare una simile fonte di opportunità.
Se il tuo mercato di riferimento è costituito dalla Cina, dalla Russia o dalla Repubblica Ceca, allora dovrai investire rispettivamente su Baidu, Yandex e Seznam che sono fondamentali per avere successo in quelle regioni.
Bene la SEO può rivelarsi la chiave di successo di un’attività ma posso costruire un’attività sulla SEO?
La nostra idea era quella di creare un mercato online nel quale offrire a commercianti e privati spazi di visibilità per la vendita dei propri prodotti (una particolare categoria nell’ambito di una nicchia dell’automotive), in cambio di un canone (o fee). Il nostro modello di business era quello del freemium.
In realtà ci siamo rivolti al web per disperazione perché prima avevamo tentato la strada della rivista cartacea ma i costi di stampa e distribuzione erano proibitivi.
I problemi da affrontare erano due: come attrarre inserzionisti in grado di arricchire la nostra vetrina virtuale e come attrarre la nostra audience potenziale, coloro interessati all’acquisto dei prodotti che esponevamo.
Abbiamo intuito che per poter riuscire avremmo dovuto avere un’offerta ampia per invogliare i consumatori a rimanere sul sito (e con molti sacrifici abbiamo convinto gli espositori ad inserire i propri annunci gratuitamente), ma il problema più grande era quello di attrarre visitatori sul sito.
Dovevamo trovare il nostro canale di distribuzione ed abbiamo pensato che la chiave del successo di una simile attività risiedesse nella visibilità sui motori di ricerca: così ci siamo interessati alle discipline che poi avremmo scoperto chiamarsi SEO e SEM (quando abbiamo iniziato non conoscevamo neanche l’esistenza dei termini ed abbiamo imparato ad arrangiarci sul campo).
Sin da subito abbiamo avuto la fortuna di intuire due fattori importanti per ottenere visibilità su Google e & Co.:
1) l’importanza delle keyword cioè le parole chiave di ricerca
2) la conquista delle nicchie e della coda lunga (quella che io chiamo “occupazione delle SERP”).
Essere presenti sui motori (Google in primis) sfruttando le domande ed il gergo di chi è interessato ai tuoi prodotti è fondamentale: se poi capisci le intenzioni di ricerca e ad essere presenti massicciamente nei risultati cercando di dare tutte le risposte possibili usando le parole chiave (keywords) usate del vostro pubblico il gioco è fatto.
Ti faccio un esempio: la keyword fondamentale del nostro settore era un termine gergale, il sostantivo corretto sarebbe stato un altro ed abbiamo ragionato in questa maniera: dobbiamo fare in modo che il nostro portale si posizioni per tutte le nicchie “calde” collegate alla keyword d’interesse. Quindi abbiamo ottimizzato il portale per le keyword generiche:
keyword
per quelle più specifiche
keyword + usati
keyword + nuovi
per le categorie merceologiche
Keyword + categoria
per le ricerche geolocalizzate
Keyword + regione
Keyword + città
Per i nomi delle marche
Keyword + Marca
Per le varie combinazioni possibili (occupazione della coda lunga delle SERP)
Keyword+ usati+ marca+…
Keyword+ usati+ regione
………………………………………..
Insomma non mi dilungo: attaccando la coda lunga delle parole chiave correlate (quelle che spesso sono suggerite da Google con le ricerche correlate quelle che trovi in fondo alla pagina dei risultati di ricerca) e sfruttando in maniera quasi scientifica le SERP (prima che lo facessero altri) col tempo abbiamo raggiunto i seguenti risultati:
risultati-organici
Chiunque cerchi su Google un argomento attinente al nostro settore ci trova nelle primissime posizioni. I numeri non sono eccezionali in assoluto, ma sono straordinari considerando la nicchia di riferimento.
Risultati
Sui motori di ricerca, che costituiscono il nostro canale di distribuzione privilegiato, spesso battiamo la concorrenza di realtà internazionali e di altri agguerriti gruppi e siamo diventati fra i tre leader del mercato nazionale. Non abbiamo inventato nulla abbiamo solo intercettato la nostra clientela sul suo sentiero digitale.
E non solo… ecco come è finita:
Nei primi anni di Internet essere bravi SEO equivaleva a conoscere i trucchi del mestiere per posizionarsi nelle primissime posizioni dei risultati dei motori di ricerca, riempiendo le pagine di parole chiave (magari anche nascondendole agli occhi del visitatore) e cercando di ottenere in maniera lecita o illecita quanti più link possibili. Da qui l’immagine dei SEO equiparati a stregoni manipolatori che conoscevano i segreti occulti di Google.
Oggi fortunatamente, le cose non stanno più così.
Se è vero che molte delle tecniche e degli stratagemmi che funzionavano agli albori della SEO sono ancora efficaci, se è vero che si trovano pagine ottimamente posizionate in settori in cui la concorrenza è molto agguerrita, piene di link “sospetti”, è altrettanto vero che dovrebbe essere interesse del professionista quello di assicurare un futuro all’azienda con cui collabora e di metterla al riparo (per quanto possibile) da eventuali penalizzazioni e/o cambi di umore di Big G in grado di compromettere le sorti dell’attività stessa (sia essa online che offline visto che tale distinzione va fortunatamente svanendo).
L’attività del SEO del 2019 è diversa da quella di fine anni 90, non tanto perché siano cambiate le competenze necessarie (anche) ma perché nel frattempo è cambiato il web, è cambiato Google, sono cambiate le pagine dei risultati di ricerca, hanno fatto prepotente ingresso i social, esiste la possibilità di recensire, è arrivata la local Search, sono arrivati gli smartphone, è arrivato G+, è arrivato Google Now, sono in arrivo le disruptive technologies dell’internet of things ed il proximity marketing e sono entrati in scena i “consumattori” (o prosumer).
Necessariamente il SEO deve preoccuparsi non soltanto della visibilità sulle SERP (che forse presto non esisteranno più in quanto tali) ma dell’ottimizzazione dell’esperienza dell’utente, di fornire l’esperienza migliore al potenziale cliente nei luoghi virtuali e reali in cui egli incontra l’azienda.
Dalle considerazioni precedenti consegue che il ruolo del SEO non viene sminuito (la SEO non è morta: è viva e vegeta) anzi viene rafforzato e caricato della responsabilità della salute online dell’azienda o del business (non mi pare compito da poco). Il SEO non deve preoccuparsi di quello che piace a Google ma di quello che piace all’utente.
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Se seguirai il consiglio di dare all’utente quello che cerca, studiando il suo search intent e se riuscirai ad essere pertinente e rilevante rispetto ad esso, eviterai di incorrere in penalizzazioni algoritmiche o manuali che tanto male fanno (specie al portafoglio) ai clienti che fanno delle opportunità create su Google and Co uno strumento per portare a casa la pagnotta.
Se userai la SEO come grammatica della visibilità, come strumento per mostrare a Google di essere pertinente e rilevante rispetto ad una keyword non dovrai temere nessuna penalizzazione o nessun aggiornamento (si chiamino essi Panda, Penguin, Hummingbird, Rank Brain) e riuscirai a fare della semantic search la tua migliore alleata.
Terminato il discorso sul posizionamento organico mi soffermo (brevemente) su quello a pagamento.
Per SEM solitamente s’intende l’attività di pianificazione per l’acquisizione di visibilità sui risultati sponsorizzati di Google.
In soldoni: io partecipo ad un’asta per comprare la visibilità sui motori di ricerca, pago per ogni click che ricevo (la cosiddetta attività di Pay per Click) e quando è finito il mio budget scompaio.
Una precisazione necessaria, le definizioni che ti sto dando sono utili per capire bene come sfruttarle a fini di business: i tecnici della materia chiamano quella che ho appena descritto SEA (search engine advertising) facendo rientrare nel Search Engine Marketing anche SEO e SEA (SEM = SEO + SEA).
A me non interessano i sofismi ma i risultati e rispondo a domande in grado di portare risultati usando i termini standard meglio comprensibili.
Il SEM specialist è colui che si occupa della gestione delle campagne di pay per click o Google AdWords, delle campagne di lead generation sul canale paid, delle campagne di remarketing e retargeting.
I pro e i contro della visibilità organica. La SEO richiede tempo per essere efficace, non sempre è possibile posizionarsi , ma laddove possibile costituisce il miglior risultato: la visibilità organica è per sempre (o quasi) e lavora per te 365 giorni l’anno 24 ore al giorno.
I pro ed i contro dei click pagati
La SEM ha effetto immediato: appena pago divento visibile. Quindi se ho bisogno di visibilità immediata, se devo fare una campagna stagionale, se comunque quello che investo mi porta utili che giustificano l’attività a pagamento devo assolutamente investire in tale attività. Se invece cerco risultati di lungo termine e sono disposto ad investire una tantum per essere visibile sui motori.
Finita questa carrellata, spero sia chiaro come la professionalità di SEO e SEM specialist sia fondamentale per la tua attività e come sia impossibile ottenere risultati con chi millanta di effettuare attività SEO per 600.00 Euro. Noi abbiamo aiutato molte aziende a trovare e sfruttare la propria nicchia del web.
Tu cosa aspetti a trovare la tua?
Nella mia vita professionale mi è capitato decine e decine di volte di sentir dire frasi di questo genere: "A cosa mi serve un sito? È un modo come un…
Da un po’ di tempo a questa parte mi capita spesso di usare i comandi vocali del mio smartphone per fare ricerche su Google.
Il Pay per click è lo strumento per ottenere visitatori interessati ai tuoi prodotti o servizi su Google e sui motori di ricerca e sui siti dei loro circuiti.
Anche nel 2019 un progetto Web non può prescindere dalla Consulenza di un’ottima agenzia SEO.