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Sia dal titolo scelto, “SEO Gardening”, che dalle prime pagine dell’interessante libro di Francesco Margherita, emergono prepotentemente l’onestà intellettuale e il modo di relazionarsi alla complessa tematica della SEO dell’autore: la search engine optimization non è (o non dovrebbe essere) un’attività industriale soggetta alle regole dell’economia di scala della link building selvaggia o dei contenuti “spinnati”, ma un’attività artigianale fatta di qualità e relazioni “vere”, da coltivare con passione e cura certosina, in grado di portare frutti che maturino nel (e col) tempo, al riparo da manipolazioni potenzialmente nocive (leggi: a rischio penalizzazione).
Veramente lodevole anche l’approccio scelto da umile frequentatore delle SERP (le pagine dei risultati di Google): Francesco è un anti guru che parla dei suoi esperimenti e si mette in gioco, pronto ad essere smentito e a vedere confutate le sue tesi alla luce del sole. SEO Gardening, un unicum nel suo genere nel panorama nazionale, che si condividano o no le idee dell’autore, spinge ad interrogarsi su cosa significhi essere SEO oggi e su come debba svolgersi l’attività di Search Engine Optimization per un’azienda che voglia rimanere sul mercato nei “prossimi 30 anni”.
Il ruolo e le responsabilità dei nuovi SEO
Se è vero che molte delle tecniche e degli stratagemmi che funzionavano agli albori della SEO sono ancora efficaci (checché ne dicano i portavoce e le guide di Google, i suoi algoritmi detective, i quality raters o chi scrive dell’argomento limitandosi a tradurre articoli “mainstream”), se è vero che si trovano siti nelle primissime posizioni di settori ipercompetitivi pieni di link “sospetti”, è altrettanto vero che dovrebbe essere interesse del professionista quello di assicurare un futuro all’azienda con cui collabora e di metterla al riparo (per quanto possibile) da eventuali penalizzazioni e/o cambi di umore di Big G in grado di compromettere le sorti dell’attività stessa (sia essa online che offline visto che tale distinzione va fortunatamente svanendo).
“In Italia ci sono oltre 4 milioni di imprese e se solo l’1% di queste investisse in marketing digitale, avremmo 40.000 imprese in cerca di operatori.” da SEO Gardening
L’attività del SEO del 2015 è diversa da quella di fine anni 90, non tanto perché siano cambiate le competenze necessarie (anche) ma perché nel frattempo è cambiato il web, è cambiato Google, sono cambiate le pagine dei risultati di ricerca, hanno fatto prepotente ingresso i social, esiste la possibilità di recensire, è arrivata la local Search, sono arrivati gli smartphone, è arrivato G+, è arrivato Google Now, sono in arrivo le disruptive technologies dell’internet of things ed il proximity marketing e sono entrati in scena i “consumattori” (o prosumer).
Necessariamente il SEO deve preoccuparsi non soltanto della visibilità sulle SERP (che forse presto non esisteranno più in quanto tali) ma, come asserisce Gianluca Fiorelli, dell’ottimizzazione dell’esperienza dell’utente, come rileva giustamente Brian Solis, di fornire l’esperienza migliore al potenziale cliente nei touchpoints del buyer’s journey o, come sostengono gli autori di Absolute Value, della qualità totale del rapporto del cliente con l’azienda (sia online che offline).
Dalle considerazioni precedenti consegue che il ruolo del SEO non viene sminuito (la SEO non è morta: è viva e vegeta) anzi viene rafforzato e caricato della responsabilità della salute online dell’azienda o del business (non mi pare compito da poco). Il SEO, come ribadisce spesso Taverniti nel sua interessantissima rubrica FastForward, non deve preoccuparsi solo di ciò che piace a Google ma di ciò che piace all’utente.
Margherita ti invita a testare i suoi consigli
Il problema che pone l’approccio scelto da Francesco (e che si pone chi deve fare business) e le critiche che gli vengono mosse, si concentrano sull’efficacia reale delle sue teorie e sul fatto che tali teorie rientrino più nelle sfere del dover essere che in quelle dell’essere. I link sono stati la chiave che ha dato il vantaggio competitivo a Google rispetto alla concorrenza: secondo molti big G ancora non è pronto a liberarsi dalla dipendenza dei collegamenti ipertestuali e non riesce ancora a stanare i link builders seriali più avveduti.
L’unico modo per sapere se le tesi di Margherita siano giuste è applicare i suoi suggerimenti e testare (e solo dopo, eventualmente, criticare). Francesco peraltro non dice che i link non contino ma afferma solo di preferire quelli “reali e spontanei” guadagnati, frutto di lavoro e relazioni (anche se in Italia è davvero difficile ottenerli) e inattaccabili da penalizzazioni algoritmiche o manuali.
Dalla SEO semantica alle tassonomie all’analisi delle SERP
Ciò premesso ed a prescindere dalle conclusioni in tema di SEO semantica, il libro parte da una base solida che apprezzo molto. La strategia e la struttura (architettura) del sito (quella che Francesco chiama tassonomia orizzontale e verticale) l’uso appropriato dei link interni e dei tag, l’ottimizzazione on page, la completezza e la ricchezza delle schede prodotto (Amazon docet), una buona SEO copywriting, costituiscono gli asset più importanti, i pilastri su cui poggiare le fortune del sito e dell’attività online e Francesco dà degli ottimi consigli su come utilizzare al meglio i fondamentali della SEO.
Sottoscrivo pienamente (e cerco di riportare come esperienza nei corsi base sulla SEO su Ninja Marketing) l’affermazione che anche non avendo una preparazione da cracker, con lo studio, l’impegno, si possono ottenere ottimi risultati (almeno in Italia ed in moltissime nicchie) a patto che si faccia tanta, ma tanta pratica sul campo.
“Un aggregato come una categoria o un tag è in sostanza un contenuto che al suo interno contiene una pluralità di rimandi ad altri contenuti, solitamente sotto forma di titolo, immagine di anteprima e microcontent. Parliamo in sostanza di un elenco di contenuti tutti pertinenti con la parola chiave per cui è ottimizzato il titolo dell’aggregato. Un contenuto di questo tipo, proprio in virtù dell’offerta più ampia rispetto agli altri, ha una probabilità più elevata di ottenere un buon posizionamento rispetto a un articolo singolo, quindi se condividi questa logica e riesci a comprenderne l’efficacia, ti consiglio di strutturare bene i contenuti dei siti che curi secondo logiche tassonomiche solide.” da SEO Gardening
Condivido e sottoscrivo l’affermazione che l’attenta osservazione delle SERP nel settore d’interesse costituisca un patrimonio altrettanto e forse più importante delle competenze tecniche (che devono comunque essere acquisite, altrimenti con la sola strategia non si va da nessuna parte) per ottenere ottimi risultati: per questo apprezzo l’approccio artigianale alla materia scelto dall’autore (stavo ragionando in astratto arrovellandomi per trovare una chiave per poter entrare in una Serp molto competitiva poi mi sono accorto, digitando la query, che i primi quattro risultati mostrati restituivano video di youtube!).
Già per i suggerimenti strategici SEO Garden merita di essere letto. Inoltre, se si vuole sperimentare la semantica, Francesco nel libro indica come sfruttare co-citazioni, co-occorrenze e come costruire la propria entity. Oltre ai suoi esperimenti diretti, l’autore cerca di analizzare il successo di Salvatore Aranzulla in chiave semantica, ci spiega come usare ScrapeBox e WordTree, come usare al meglio il comando “site:“, come trattare categorie di prodotti affini negli eCommerce.
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Conclusioni finali: a chi si rivolge SEO Gardening?
A mio modesto avviso SEO Gardening è un libro destinato a seo strategist che hanno già dimestichezza con la SEO o a seofiti (come li chiama Francesco) che si vogliano innamorare della materia: in tal caso per partire dalle basi ed acquisire i fondamentali della SEO occorre leggere insieme al libro di Francesco gli ottimi SEO Power di Taverniti e SEO e SEM di Maltraversi che rappresentano il meglio in Italia per chi voglia cominciare a fare SEO partendo da zero.
Poi, giacché ci siamo, per completare al meglio la materia del search marketing consiglio la lettura dell’ormai datato (ma sempre attuale) Marketing in the Age of Google e se si è interessati ad approfondire l’argomento della SEO semantica l’ottimo Semantic Search di David Amerland.
PS → Ringrazio Francesco per le sue interviste SEO che portano settimanalmente sotto i riflettori degli ottimi professionisti sul cui lavoro oscuro si regge il successo di molte aziende (l’intervista al nostro Luca De Berardinis). Mi congratulo inoltre con quel geniaccio di Enrico Flaccovio che è riuscito a fare centro per l’ennesima volta!
Buona SEO e buon business a tutti. 😉
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